Sabato 18 febbraio 2017 alle ore 18 nella sede dell’AAB, in vicolo delle Stelle 4 a Brescia, verrà inaugurata la mostra delle opere di Francesco Triglia.
L’esposizione, dal titolo Oltre il mito, è curata da Dino Santina ed è in programma dal 18 febbraio all’8 marzo, con ingresso libero dal martedì alla domenica dalle 16 alle 19,30.
Francesco Triglia è nato a Reggio Calabria nel 1951. Ha studiato presso il Liceo artistico del capoluogo calabrese, seguendo i corsi dello scultore Reginaldo d’Agostino. È toccato dal fascino della statuaria classica che conosce frequentando il Museo Archeologico Nazionale della Magna Grecia. Nel 1970 si è trasferito a Milano, ove ha seguito le lezioni di Alik Cavaliere presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e si è diplomato in scultura. Ha intrapreso subito la libera professione. Approfondendo la ricerca sulle possibilità plastiche di materiali diversi, legni innanzitutto, ha cominciato ad allestire mostre personali e, nel contempo, ad espandere la propria ricerca verso la scultura in bronzo, approfondendo tecniche e conoscenze attinenti alla fusione. La produzione di Triglia è vasta: viene chiamato ad esporre in mostre personali in Italia e all’estero, vince importanti concorsi per la realizzazione di opere come il monumento per i carabinieri a Bolzano, il trittico dedicato ai caduti sul lavoro a San Gregorio nelle Alpi (BL), l’opera in marmo che rappresenta i donatori di sangue a Feltre (BL), la Via Crucis a Milano, la monumentale scultura per Scilla (RC), rappresentante l’omonima figura mitologica.
Il curatore Dino Santina nel saggio introduttivo del catalogo scrive: «L’AAB ospita una mostra particolarmente suggestiva di Francesco Triglia, uno scultore che si ispira alla classicità per parlare all’umanità del nostro tempo. […] Questa mostra consentirà al pubblico bresciano di conoscere un artista di talento, di grande espressività, capace di suscitare ammirazione e interesse. Insomma un’occasione importante per incontrare uno scultore che ha costruito il successo di pubblico e di critica con il talento e il lavoro di una vita intensa, di studio e ricerca che continuano incessantemente ad animare le sue opere.»
Il catalogo contiene anche un testo di Terisio Pignatti, che così descrive l’opera dell’artista: «Le opere di Triglia, spesso in equilibrio tra reale e surreale, fanno intuire l’intimo pensiero di uno scultore che tende ad estrarre dalla forma latente nel blocco plastico tutto il significato di un vero controllato da un’idea di bellezza, che sa suggerire il richiamo alla classicità che ci porta miracolosamente nella lontananza dei secoli»; e una presentazione di Paolo Levi: «Lavorando con la fusione in bronzo a cera persa, Triglia elabora un linguaggio plastico coinvolgente e personale. Le sue opere richiamano la perfezione anatomica e delle proporzioni proprie della scultura ellenica, ma se ne distaccano laddove la materia si crepa e si raggruma, come erosa dal tempo, e diventa un indizio di contemporaneità. In questo modo lo scultore trasmette ai propri lavori una suggestione di movimento, una tensione misteriosa.»