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Miti e natura

Associazione Artisti Bresciani
Sergio Pelliccioli
Brescia, Vicolo delle Stelle 4

ALL’AAB LA MOSTRA DELLO SCULTORE SERGIO PELLICCIOLI

Sabato 5 novembre 2016 alle ore 18, nella sede dell’AAB in vicolo delle Stelle, 4 a Brescia verrà inaugurata la mostra delle opere dello scultore, bresciano d’adozione, Sergio Pelliccioli, dal titolo Miti e natura.

 

Sergio Pelliccioli, laureato in Architettura a Venezia, nella sua professione ha costantemente privilegiato una attenta analisi distributiva unitamente ad una ricerca plastica di effetto e, ove possibile, una interazione con opere di scultura. Ha realizzato monumenti pubblici in Italia ed all’estero. Il temperamento creativo si è manifestato sin dai primi anni di vita con la realizzazione dei suoi primi giochi: piccoli animali, soldatini, trenini per il trasporto di bestie da circo, marionette eccetera, creati con i materiali più disparati e di immediata reperibilità, quali terriccio argilloso, mastice di asfalto, tappi di sughero, filo di ferro, gesso e cera Pongo.

Lo scultore, dice di lui Fausto Lorenzi, con le terrecotte colorate e smalti sottovetrina fonde il rigore formale e volumetrico con l’intuizione immediata e viva della realtà fisica, della vitalità, reinventando una tradizione di narrativa e comunicazione popolare che può ammiccare persino a quell’enorme produzione diffusa nelle case tra ‘800 e ‘900.

 

Scrive Alessandro Pelliccioli nel catalogo: «Gli animali che mio fratello oggi raffigura sono animali feriti, straziati, offerti come vittime sacrificali, immolati, denunciati come segno tangibile di responsabilità del carnefice che è l’uomo. Ecco, allora, l’amadriade da circo, l’elefante che brandisce sanguinanti le proprie stesse zanne, il bue muschiato con tiro a segno accorpato in guisa di doloroso tatuaggio, il rinoceronte con dorso aperto e scheletro in vista, e ancora il carangide con ampie ferite e bocca dischiusa dal tratto morente, il protorinoceronte con ferita dorsale omaggio al sommo Albrecht Dürer, il babbuino lacerato, i cavalli da tiro e l’anatra volpoca con accetta inferta al dorso come prolungamento di un dolore senza fine. È una denuncia che va ben oltre il consueto allarme ecologico ed è monito all’uomo stesso e alla sua memoria biografica, perché l’animale è metafora.»

 

La mostra è inserita nella serie “Plastica” ed è in programma dal 5 al 23 novembre, con ingresso libero dal martedì alla domenica dalle 16 alle 19,30.