ALL’AAB L’ARTISTA GI MORANDINI
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Sabato 20 febbraio 2016 alle ore 18, nella sede dell’AAB in vicolo delle Stelle, 4 a Brescia è stata inaugurata la mostra delle opere di Gi Morandini. L’esposizione, dal titolo 40 anni neosemplici, è curata da Laura Benedetti ed è in programma dal 20 febbraio al 9 marzo 2016, con ingresso libero dal martedì alla domenica dalle 16 alle 19,30.
Laura Benedetti, curatrice della mostra, nell’introduzione al catalogo scrive che Gi Morandini è candido ed entusiasta come un fanciullo e usa l’arte come gioco e come utopia avverata della semplicità. E si chiede come possa un fanciullo non emozionarsi di fronte all’arte dei grandi maestri e non trarne spunti, idee, per esternare anche il proprio modo di sentire.
Su fondali spugnati o spatolati, quasi sempre monocromi, l’artista sovrappone, delineandoli in nero, con un pennellino sottilissimo, i contorni ricalcati di oggetti, scorci di paesaggio, fiori, animali, o corpi femminili, senza che avvenga mai una vera fusione tra i due piani.
Quest’anno Gi Morandini festeggia il traguardo dei quarant’anni di mostre, una occasione per fare il punto di una carriera artistica che all’inizio, nel 1976, legava la ricerca ai segni riferiti alla figurazione, nel 1985 approfondiva l’ambito dell’astrazione materica e della scrittura, verso la fine degli anni ottanta scopriva anche la scultura, alla fine del secolo si rivolgeva ad ambiti concettuali con installazioni fatte con oggetti appartenenti al suo vissuto, dal 2005 iniziava a trasformare il suo lavoro di impiegato all’anagrafe comunale in una operazione artistica chiamata burocrazianeosemplice.
Per quanto riguarda le tecniche utilizzate per le sue opere, Gi Morandini è eclettico: passa dall’acrilico all’acquerello, al collage, dalla grafite all’assemblaggio su tela con materiali vari.
Le opere esposte all’AAB sono la carta di identità di un artista in continua evoluzione, alla costante ricerca di espressioni che raccontano della sua vita, delle sue scoperte, delle sue illusioni, dei suoi obiettivi.
Classe 1951, camuno di uno dei borghi più belli, Bienno, si trasferisce a Brescia dove si sbraccia negli orizzonti più vasti del capoluogo senza tradire valori e peculiarità delle sue origini.
Autodidatta, usa i ferri del mestiere di artista per comunicare; la parola orale, in cui pure è abbondante e capace, non gli basta, ha bisogno di stilemi, di ideogrammi, di segni, di immagini.
In mostra ci sono tele nelle quali il colore fa da sfondo a linee appena tratteggiate, immagini che si intuiscono, figure che si lasciano immaginare. Ci sono anche quadri che rappresentano la poesia visiva, utilizzata per trasmetterci aspetti della sua vita, suoi punti di vista. È il caso, ad esempio, dell’opera dove uno sfondo rosso e grigio, con pennellate di bianco, fa risaltare una frase del poeta statunitense Walt Whitman “Mi contraddico? E va be’ …mi contraddico. Io sono vasto … contengo moltitudini”. È facile intravedervi un Morandini che rivendica il diritto a cambiare stili e tecniche e a dichiararsi coerente con se stesso che cambia, che si evolve, che cerca strade nuove.
L’esposizione si conclude con una serie di quadri che la curatrice ha scelto per rappresentare il periodo cosiddetto di burocrazianeosemplice. È il tentativo di Morandini, particolarmente ironico e riuscito, di trasformare la sua attività di impiegato dell’anagrafe in occasioni per creare opere d’arte. Seguendo la sua passione per la scrittura, ha redatto gli atti dell’anagrafe come era uso fare nell’Ottocento, dotandosi di calamaio, inchiostro e tampone e apponendo timbri (in sostituzione di quelli ufficiali per gli atti di nascita, di matrimonio, di morte) con l’immagine di sue opere sia figurative, sia astratte, sia di poesia visiva.
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Morandini – Invito