Ren. Renato Borsoni – Studio d’arte nella pubblicità
A un anno dalla scomparsa di Renato Borsoni – grafico, uomo di teatro, artista, scrittore – AAB e Fondazione Micheletti, con il contributo e il patrocinio di A2A e Fondazione Asm, con la collaborazione di Ctb, Fondazione Brescia Musei, Fondazione Teatro Grande e Musil, organizzano la mostra curata da Fausto Lorenzi e intitolata “Ren. Renato Borsoni – studio d’arte nella pubblicità”, l’inaugurazione sabato 3 marzo alle ore 18 presso la sede dell’AAB di vicolo delle Stelle, 4 a Brescia.
La mostra rimarrà aperta fino al 21 marzo, dal martedì alla domenica, dalle 16 alle 19.30.
L’Aab con la Fondazione Luigi Micheletti dedica una mostra alla attività di grafico di Renato Borsoni, personaggio poliedrico, ben noto come uomo di teatro, dal 1961 principale animatore con Mina Mezzadri della Compagnia della Loggetta, dal 1975 al 1988 direttore artistico del Ctb, il teatro pubblico bresciano riconosciuto tra gli stabili nazionali. Ma in città e provincia Borsoni ha avuto un ruolo altrettanto importante nella grafica applicata. Tanto che già nell’ambito teatrale il grafico ha affiancato sempre l’attore, scenografo e regista Borsoni nell’interpretare in locandine e manifesti il taglio e lo spirito di molti spettacoli allestiti con la Compagnia della Loggetta e nelle prime stagioni del Ctb.
La mostra e il catalogo vogliono sottolineare che l’umanista Borsoni anche in questo campo, come nel teatro, ha provato a vivere una certa idea di bellezza comunicativa -chiara, essenziale, pulita, mai intimidatoria, piuttosto cordiale e suadente, quasi fosse una conversazione col pubblico-, come inseparabile da un senso di cittadinanza, di giustizia e di vita morale.
Dagli anni Cinquanta agli anni Duemila e oltre l’arte per la pubblicità di Borsoni ha accompagnato una miriade di aziende e imprese industriali e commerciali della nostra provincia, tanto che si presta come strumento utile per integrare una lettura della storia economica e del costume bresciani dalla ricostruzione al boom ad anni recenti. Tra le tantissime campagne di immagine e comunicazione, va senz’altro ricordato che l’Advertising Studio Borsoni ha curato di anno in anno lo storytelling visivo dell’incredibile avventura della Bipop, la banca popolare cresciuta vertiginosamente a fenomeno nazionale, poi precipitata. E ancor di più le sue immagini delle campagne per la Centrale del Latte e per l’Asm, l’Azienda dei servizi municipalizzati (il teleriscaldamento, l’acqua pulita, la raccolta differenziata dei rifiuti, il trasporto pubblico, il Metrobus) sono diventate luoghi comuni dell’immaginario bresciano, tra le icone della storia cittadina degli scorsi decenni. La pulizia, la buona creanza e la misura degli spazi comuni cercate per i servizi cittadini erano anticipate nella sobria chiarezza sintetica dei suoi manifesti.
Renato Borsoni aprì il primo studio d’arte per la pubblicità nel 1952: imboccò la strada di una professione che era in gran parte da inventare, e senz’altro fu un precursore nel contrastare certo analfabetismo grafico in molte zone della comunicazione visiva, specie in quella di pubblica utilità. Borsoni ha espresso sempre il suo impegno per lo spazio del cittadino come luogo politico per eccellenza costruito dalle relazioni e sempre si è schierato dalla parte dei diritti civili. Costantemente attento all’identità del vivere civile, ha curato la comunicazione visuale di convegni, mostre e iniziative culturali di enti pubblici, Comune di Brescia in primis, e fondazioni. C’è un altro ambito dell’attività di Borsoni che fa affiorare un pezzo di storia civile bresciana ed è la grafica editoriale, con la cura di libri, copertine e illustrazioni per editrici bresciane quali la Queriniana, la Scuola Editrice, la Vannini, la Quadra,;di giornali e riviste, dall’Altra Brescia a Bresciaoggi, dal Bruttanome a Città&Dintorni.
Infine la mostra fa scoprire lavori più intimamente legati agli affetti e alla famiglia, che rivelano però un Borsoni disegnatore e acquerellista attento a scandire momenti chiave della vita privata, in ritratti di dolce e ironico intenerimento, con stile arguto e volatile, indulgente e pungente, della moglie Marisa Germano, dei figli Corrado e Camilla, dei nipoti, dei figli del collega e amico Ubaldo Mutti che con lui divise la responsabilità dello studio di grafica e comunicazione. (f. lor.)